Un viaggio eternamente lungo.
Un viaggio eternamente… lungo.
Un viaggio… eternamente…
Garrik aprì gli occhi e la luce lo colpì forte, come qualcosa che s’infila nei bulbi oculari e ridiscende con impeto attraverso la pelle, attraverso i muscoli, fin dentro le ossa, come qualcosa che…
«Garrik!» qualcuno gli urlò nelle orecchie, scuotendolo. Un suono attutito e anche il volto era irregolare. Aveva una strana fisionomia, come qualcosa di animalesco, di alieno. Il mondo ondeggiava.
«Garrik!» gli sembrò di ricevere una sberla. Probabilmente lo era. Si rese conto di essere sdraiato su un pavimento di pietra, all’interno di una grotta illuminata da una moltitudine di fiamme azzurre, che serpeggiavano sulla volta rocciosa. Chiuse gli occhi e li riaprì lentamente.
«Ci sono» rispose. «Ci sono.»
Quello accanto a lui era il comandante Miller. Al suo fianco Ser Larson, nella splendente armatura a piastre, e poco più avanti due scout che non riconosceva.
«Hai perso i sensi» disse Miller. «E direi che ti è andata fin troppo bene.»
«Cosa intendete?» fece per rialzarsi, quando si accorse che gli mancava una parte del braccio sinistro, dal gomito in giù. Urlò.
«Non ti agitare. Barnalf ha eseguito una sutura magica. Non senti dolore per via della magia.»
Il vecchio mago, aiutato da un guaritore, stava prestando soccorso a qualcuno che, più in là, non sembrava altrettanto fortunato.
«Cosa… Cos’è successo?»
Ser Larson si voltò nella sua direzione, una mano poggiata sul fodero della spada lunga.
«Un macello» disse con voce aspra. «Non si era capito?»
«Non farci caso» mormorò Miller. «Quando Barnalf ha recitato l’incantesimo, il Portale si è aperto in ritardo. Qualcosa non andava, questo era chiaro… Pochi secondi dopo, il Portale si è allargato e ci ha investiti con una potenza che non ho mai visto in vita mia… E di Portali, sui campi di guerra, ne ho visti parecchi. Quell’energia ci ha travolti e… non tutti ce l’hanno fatta, Garrik.»
«Siamo meno della metà» s’intromise un soldato lì accanto. La voce gli tremava.
«C’è un altro problema» riattaccò Miller, scambiando uno sguardo con gli altri.
Garrik attese, come sospeso nel tempo, mentre l’olfatto riprendeva il normale funzionamento e gli comunicava che, sì, quello intorno era odore di sangue e di carne bruciata.
«La runa è andata distrutta. Di questo Barnalf è sicuro.»
«Troppo tardi per tornare indietro» balbettò il soldato. «Senza runa, nessuno verrà a riprenderci…»
Garrik non seppe cosa rispondere. In quel momento, proprio non seppe a cosa dare la priorità: se all’avambraccio perduto, all’odore di sangue e di carne bruciata, o al fatto che non sarebbe più tornato a casa.