Anno 1162. Sosaria. L’Ultima Spedizione

«Hai mai viaggiato attraverso un Portale?» domandò il vecchio Barnalf.
«No» ammise Garrik, stringendosi nella propria cotta di maglia. Come se questo bastasse a scacciare il timore del viaggio e dell’impresa che andavano a compiere.
«Ti consiglio di sgomberare la mente» continuò il vecchio. «Se non puoi comprendere la magia, tanto vale ignorarne il funzionamento. Un Portale coinvolge i tuoi sensi e… credimi, lo può sentire se hai paura. Fa’ in modo che non ti si ritorca contro.»
Di magia se ne intendeva, Barnalf. Ma di conversazione un po’ meno. Se quello doveva essere un incoraggiamento, non stava funzionando.
«A volte capita che qualche mago rimanga incastrato fra i piani dimensionali» aggiunse. «Sempre che non venga tranciato a metà nel trasporto.»
“Decisamente non sta funzionando.”
Erano in centoventi, per questa spedizione. Ce n’era stata un’altra, due mesi addietro ‒ l’ultimo raggruppamento di detenuti da trasferire a Nigmar. Eppure nessun responso. Nessun contatto.
La runa che collegava i due mondi aveva cominciato a mandare strani segnali; ciascuno vedeva la faccenda in maniera diversa: secondo i maghi era un sovraccarico di Mana, gli astronomi li interpretavano come “vibrazioni astrali”, in concomitanza con il passaggio di una Cometa Blu, e per tutti gli altri era semplicemente cattivo auspicio. Quel che tutti comprendevano bene, tuttavia, era il valore di quella runa. Un oggetto troppo importante, e pericoloso, per essere maneggiato da mani inesperte o da gente inaffidabile. La runa era, attualmente, l’oggetto più instabile presente su questo mondo.
Perciò, pensò Garrik cercando di calmarsi, questo Barnalf non poteva certo essere uno sprovveduto. “Le spedizioni reali si affidano sempre ai migliori maghi in circolazione.”
Eppure stavano nel bel mezzo di una radura sperduta, ben lontana dalla Capitale e da qualsiasi altro posto abitato. A trecento iarde da loro, attendevano le Guardie Reali e il Concilio dei Maghi, pronti a intervenire in caso di emergenza, ma soprattutto a recuperare la runa una volta che si fosse chiuso il Portale.
Per molti anni, la runa era stata utilizzata per trasferire criminali di ogni sorta su Mars, nella prigione di massima sicurezza chiamata Nigmar. Non era mai accaduto, in tutto quel tempo, che una spedizione non si presentasse al Recupero.
Si ipotizzava che fosse in corso una rivolta, all’interno della prigione. “Centoventi uomini basteranno a sedarla?”
«Ci siamo» disse Barnalf al centro del cerchio magico che aveva tracciato al suolo.
Permettere il transito a così tante persone richiedeva una preparazione e un quantitativo di energia adeguati. Barnalf sollevò le mani al cielo, e Garrik percepì tutto l’arcano potere che confluiva nel cerchio.
Per un attimo, gli parve che il terreno sotto i suoi piedi scivolasse via.
Tre parole echeggiarono nella radura: «Vas Rel Por.»